Intestazione Rivista Psicologia dell'Educazione
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La rivista quadrimestrale a carattere scientifico e professionale si rivolge a insegnanti, dirigenti scolastici, operatori dei
contesti educativi e formativi, psicologi dello sviluppo, dell’educazione e della formazione e vuole essere espressione della ricerca psicologica nell’ampio e variegato settore educativo

Apriamo il nuovo anno con una serie di contributi che affrontano da diverse angolature il tema dell’educazione nella prospettiva delle neuroscienze, in particolare con l’intervista d’apertura alla professoressa Bonino a partire da un’attenta analisi storica dello sviluppo della psicologia dell’età evolutiva alla psicologia dello sviluppo e dell’educazione, nuova accezione che ha comportato non solo una ridefinizione semantica ma piuttosto concettuale. Lo sviluppo vieni quindi compreso nella complessità delle traiettorie di sviluppo ridefinite alla luce dell’apporto delle neuroscienze, che trovano sempre più elementi di continuità con la dimensione educativa insita nel concetto stesso di “sviluppo”.

Il processo di sviluppo della persona che si realizza nei contesti educativi consente di raggiungere apprendimenti sempre più complessi grazie ai cambiamenti che si verificano tra mente e cervello. Il concetto di “plasticità”, che ha trovato nelle neuroscienze evidenze scientifiche, ha consentito di ridefinire il concetto di “età evolutiva” e delle modalità di sviluppo individuale, con significative ricadute sia sulle proposte educative che su modelli di apprendimento.

Questo ha portato a ripensare le modalità di far scuola e quindi a prestare maggior attenzione ai processi e al potenziale di ciascuno, attraverso innovazione didattica e modelli di valutazione dei risultati finalizzati a “far crescere gli individui”, come ben descritto dal titolo del nucleo monotematico.

Il cambiamento della scuola proposto nell’articolo di Mori e Turchi, a partire dal quadro normativo vigente, individua strumenti e metodologie che impattano non solo sull’alunno, ma sull’organizzazione, attraverso un meccanismo virtuoso quale l’autovalutazione. Lo strumento del rav consente quindi di operare scelte educative che possono avere un impatto migliorativo sia sul successo individuale, attraverso il miglioramento delle performance, ma anche dell’organizzazione stessa con ricadute positive nel contesto educativo, come ben descritto nel contributo di Nencioni. Buone pratiche da anni hanno già visto attuare un modello di scuola più orientato allo sviluppo della persona che alla trasmissione di contenuti. Tutto ciò implica una disposizione al cambiamento che deve passare necessariamente attraverso i piani di miglioramento secondo il modello proposto dall’indire, che comporta mettere al centro del cambiamento la formazione del personale a partire da quella iniziale per consolidarsi in servizio, come descritto nell’articolo di Greco e colleghi. Il modello di scuola che ne esce deve quindi consentire che a un sapere disciplinare si affianchino competenze trasversali, che permettano ai giovani che escono dal percorso scolastico di essere capaci di collocarsi nel contesto formativo e professionale. Ciò comporta ripensare anche alla figura dell’insegnante e al suo ruolo nel processo educativo, come viene proposto nell’articolo di Storai.

Pertanto i contenuti proposti nel nucleo monotematico in un certo senso sono una risposta ai compiti e alle sfide che la psicologia dell’educazione deve saper raccogliere, come ci ha proposto nella sua illuminata intervista la professoressa Bonino, quindi ripensare i contesti educativi a partire dalle basi neuroanatomofisiologiche dei comportamenti sociali complessi ben descritti dalle neuroscienze.

Si deve quindi assumere un nuovo modo di pensare l’educazione all’interno delle scienze pedagogiche e psicologiche, dove le traiettorie di sviluppo non sono solo definite da biologia ed esperienza, da natura e cultura, ma un ruolo importante è giocato dalla neuroplasticità che può definirne la buona qualità del funzionamento cognitivo, sociale, emotivo. Nei contributi successivi si possono ritrovare elementi di continuità tra le disposizioni individuali e il ruolo dei contesti, a partire dal lavoro di De Sandro e Bigozzi sulle percezioni degli insegnanti sull’intelligenza entitaria o incrementatele in relazione al successo degli studenti, o nella rassegna che descrive gli effetti dei contesti rumorosi sugli apprendimenti di Stefanelli e Bigozzi, in cui vengono suggerite alcune strategie da utilizzare in classe per migliorare.

I due lavori successivi presentano alcune esperienze condotte in alcune classi in cui vengono proposte strategie efficaci per favorire il successo formativo.

Nel lavoro di Pelizzoni e colleghi vengono presentati i risultati di un training che combina l’utilizzo di Goal setting e strategie di auto-monitoraggio per alunni con Bisogni Educativi Speciali: significativi sono i risultati presentati in cui si osserva un incremento nelle prestazioni scolastiche.

Di particolare interesse anche l’articolo proposto da Vascelli e colleghi, che presenta in maniera molto esaustiva un intervento che può avere molte ricadute educative; si tratta di percorso personalizzato con l’impiego di strategie di rinforzo per migliorare le capacità comunicative e il linguaggio espressivo.

Seguono poi le recensioni di due testi che offrono a insegnanti e educatori strumenti innovativi come lo storytelling, la lettura di storie e i disegni per gestire un tema molto complesso, la perdita e la morte.

Il secondo volume affronta il tema delle nuove tecnologie a scuola, mettendo in evidenza le ricadute educative riconoscendone da un lato le opportunità senza trascurarne le criticità ma focalizzandosi sui risultati d’apprendimento.

 

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