Intestazione Rivista Psicologia dell'Educazione
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La rivista quadrimestrale a carattere scientifico e professionale si rivolge a insegnanti, dirigenti scolastici, operatori dei
contesti educativi e formativi, psicologi dello sviluppo, dell’educazione e della formazione e vuole essere espressione della ricerca psicologica nell’ampio e variegato settore educativo

SPAZIO DI RIFLESSIONE

Storia della rivista: una testimonianza

Carlo Trombetta

Per la prima volta vengono resi pubblici una pluralità di fatti ed avvenimenti che hanno permesso di far nascere e sviluppare, pur nel cambiamento delle intitolazioni, una rivista italiana che si è sempre occupata di psicologia dell’educazione nella quale componenti teoriche, metodologiche e di ricerca hanno cercato di coniugarsi con la professionalità psicologica in questo settore.

 

 

 

RASSEGNA DI RICERCA

Il processo di scaffolding nella relazione tra insegnanti e studenti con Bisogni Educativi Speciali

 Chiara Diaferia e Fabiola Casarini

Obiettivo della rassegna sarà analizzare alcuni punti chiave del processo di scaffolding nella relazione insegnanti-studenti, in modo particolare come il processo possa influenzare gli apprendimenti di student con Bisogni Educativi Speciali (BES). In primo luogo saranno descritte le tre caratteristiche del processo: contingency, fading e transfer of responsability. In secondo luogo verranno affrontate le funzioni tutoriali e le strategie che l’insegnante può mettere in atto per facilitare gli apprendimenti.Infine verrà affrontato e descritto uno dei principali e più recenti modelli di analisi del processo di scaffolding all’interno del gruppo classe.

 

 

 

IL CONTRIBUTO DELLA RICERCA: OLTRE LA DIDATTICA TRADIZIONALE

Sperimentazioni di teatro educativo e inclusivo ai confini della scuola e della città

Santa Parrello

Napoli, come tutte le metropoli contemporanee, è attraversata da frontiere interne che conducono entro periferie geografiche e mentali, zone di esclusione sociale e dispersione in cui il rapporto fra giovani e adulti si fa particolarmente difficile e l’educazione appare una sfida quasi impossibile.

Dal 2009 il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Napoli Federico II e l’Associazione Maestri di Strada collaborano sperimentando strategie educative dentro e fuori l’istituzione scolastica. Il Progetto E-vai contrasta la perdita di motivazione ad apprendere e a gestire attivamente la propria esistenza da parte degli adolescenti dropout e in school dropout, sostenendo il lavoro degli insegnanti nella scuola e creando poli educativi sul territorio, attraverso una metodologia che ha come fulcro la narrazione e la riflessività gruppale. Fra gli strumenti utilizzati spicca il laboratorio teatrale: agli adolescenti convinti di non avere risorse, di essere predestinati alla sconfitta, il teatro offre, letteralmente e metaforicamente, un palcoscenico che consente di far emergere capacità e conoscenze informali nascoste, favorendo la costruzione di nuove alleanze intergenerazionali, supportando le dinamiche identitarie di esplorazione. L’esperienza teatrale diventa così strumento di conoscenza di , dell’altro e del possibile, conducendo oltre quel senso di periferia interiorizzata che paralizza e impedisce le azioni costruttive:fra i risultati, numerose storie di crescita di adolescenti, ma anche di giovani professionisti che scelgono di investire sul teatro con scopi educativi.

 

 

 

Il superamento della didattica tradizionale attraverso i Serious Games

Antonietta Caputo e Roberto Marcone

Il gioco rappresenta il primo fondamentale promotore dello sviluppo di abilità, apprendimenti e competenze tout court nei bambini. Molti studi recenti evidenziano i vantaggi dell’uso da parte dei bambini di strumenti di gioco elettronici. Attualmente, l’attenzione si dirige verso i Serious Games, giochi digitali educativi, e di supporto alla didattica per bambini con Bisogni Educativi Speciali. L’uso di una strumentazione “speciale” a scuola, però, potrebbe sottolineare la differenza nell’apprendimento tra gli studenti con Bisogni Educativi Speciali e quelli con sviluppo tipico. L’implementazione di differenti software per l’intera classe, invece, coadiuvata da un’adeguata governance da parte degli insegnanti, faciliterebbe il processo di inclusione nel contesto scolastico.

 

 

 

 

IL CONTRIBUTO DELLA RICERCA: LA COSTRUZIONE DELLA CONOSCENZA

L’apparenza inganna: osservare il mondo come sembra e come è

Lucia Bigozzi e Alessandra Di Cosimo

In questo lavoro ci proponiamo di valutare un aspetto nell’ambito dello sviluppo del pensiero scientifico: la distinzione tra apparenza e realtà tra i 3 e i 5 anni, riconoscendone le implicazioni anche nell’ambito delle attività scolastiche.

Hanno partecipato alla ricerca 91 bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni, suddivisi in 3 gruppi: 37 bambini di 3 anni (età media 3 anni e 4 mesi), 23 bambini di 4 anni (età media 4 anni e 5 mesi) e 31bambini di 5 anni (età media 5 anni e 4 mesi).

Per valutare la capacità dei bambini di distinguere l’apparenza, come rappresentazione creduta vera, dalla realtà, è stata utilizzata una delle prove ideate da Flavell (1986), in cui si produce il cambiamento apparente del colore di un oggetto per mezzo di un filtro colorato.

Per verificare l’andamento evolutivo della distinzione tra apparenza e realtà, si è proceduto alla costruzione di tabelle di contingenza a due entrate (“prova” x “età”) e al calcolo della statistica Chi-quadrato.

L’andamento evolutivo della comprensione della distinzione tra apparenza e realtà mostra una relazione significativa con l’età.

I valori mostrano, in particolare, che sono molti i soggetti di 3 anni che non rispondono correttamente alla prova, mentre solo pochi di loro forniscono risposte corrette. È, invece, significativamente basso il numero di soggetti di 5 anni che sbagliano.

 

 

 

Gli effetti di un training breve volto a modificare i feedback verbali di un gruppo di insegnanti di scuola primaria

 Francesco Sulla, Eusebia Armenia, Pier Paolo Eramo e Dolores Rollo

Un precedente studio su approvazione e disapprovazione in classe ha messo a confronto insegnanti italiani e britannici (Sulla, 2015), rilevando che rispetto agli insegnanti italiani, i britannici davano più del doppio di approvazioni e la metà delle disapprovazioni e vi era una correlazione negativa tra le disapprovazioni degli insegnanti italiani e il tempo che gli studenti passavano sul compito. Questi risultati ci hanno spinto a programmare un training per gli insegnanti con l’obiettivo di valutare gli effetti del training sui feedback verbali dati dall’insegnante e sulla condotta degli studenti. Sono stati valutati anche gli effetti sulla soddisfazione lavorativa e l’auto-efficacia dell’insegnante prima e dopo il training. I partecipanti erano 32 insegnanti di una scuola primaria del nord d’Italia. Il training prevedeva, oltre al Power-Point “Managing behaviour – 4 essential steps” (Swison,  Harrop, 2005), che gli insegnanti venissero addestrati, con l’aiuto di video, a riconoscere diversi tipi di feedback verbale. Il training ha prodotto nel gruppo sperimentale un incremento significativo delle approvazioni per il compito e per il comportamento; un decremento delle disapprovazioni per il compito e per il comportamento; un incremento nella percentuale di comportamento sul compito da parte degli studenti. Mentre non sono stati rilevati cambiamenti significativi nella soddisfazione lavorativa degli insegnanti, c’è stato un incremento significativo nei punteggi di auto-efficacia degli insegnanti che avevano preso parte al training.

 

 

 

 

IL CONTRIBUTO DELLA RICERCA: STAR BENE A SCUOLA

CoSE a scuola: competenze socioemotive e adattamento scolastico nella scuola primaria

Anna Di Norcia e Gemma Marano

Lo sviluppo cognitivo e i processi di apprendimento sono inevitabilmente connessi con il benessere del bambino in classe. È stato peraltro dimostrato che è possibile migliorare il clima di classe incrementando le capacità socio-emotive dei bambini.  “CoSE a scuola” è una ricerca-intervento condotta con bambini di classe quarta primaria e volta a insegnare ai bambini come affrontare piccoli problemi sociali secondo il modello teorico del Social Information Processing. Hanno partecipato alla ricerca 179 bambini, di cui 107 appartenenti al gruppo sperimentale, sottoposto all’intervento di potenziamento delle abilità sociali, e 72 appartenenti al gruppo di controllo, sottoposto solo alla valutazione. I risultati emersi sono molto incoraggianti, in linea con gli studi precedenti che hanno mostrato l’efficacia di interventi scolastici a favore delle abilità sociali (Durlak et al., 2011).  Infatti nel gruppo sperimentale si nota un miglioramento nella capacità di risolvere problemi sociali, resistendo alla pressione dei pari verso comportamenti inadeguati. 

 

 

 

 

Con la tua mano: un programma di intervento per l’apprendimento socioemotivo nella transizione dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria

Valeria Cavioni e Maria Assunta Zanetti

Il presente contributo di ricerca descrive uno studio longitudinale quasi sperimentale condotto con un campione di bambini frequentanti l’ultimo anno della scuola dell’infanzia età prescolare (N=57) allo scopo di analizzare gli effetti a breve e a lungo termine del programma “Con la tua mano” per la promozione degli apprendimenti sociali ed emotivi. L’efficacia del programma viene misurata in quattro tempi mediante l’analisi delle competenze emotive, dei problemi di comportamento e del distress emotivo, del comportamento sociale, prosociale e l’adattamento generale. I risultati hanno mostrato miglioramenti significativi nel gruppo sperimentale che ha partecipato al programma rispetto relativamente a molteplici variabili considerate dallo studio.

 

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