Editoriale
L’emergenza sanitaria Covid-19, che dallo scorso anno è entrata nelle nostre vite in modo improvviso e traumatico, necessariamente ha avuto un impatto significativo sui i contesti educativi, e in particolare sulla scuola e sulla stabilità emotiva, relazionale nonché sugli apprendimenti, sollecitandoci a una riflessione sul tema dell’educazione.
La pandemia ha colpito duramente anche i processi educativo-formativi e i contesti in cui tali processi originano e si sviluppano. La scuola ha cercato e sta cercando da mesi di resistere ed essere comunque luogo d’apprendimento e di crescita, nonostante i continui cambiamenti a cui è stata sottoposta, che stanno fortemente influendo sull’esperienza scolastica di tutti gli studenti, dai più piccoli ai più grandi. Iniziano a esserci segnali che raccontano di situazioni davvero molto diversificate da territorio a territorio e da scuola a scuola, con un possibile aumento di rischi quali dispersione scolastica, demotivazione, parziale svolgimento di programmi, povertà educative sempre più presenti e differentemente variegate e collocate sul nostro territorio.
Luci e ombre legate alla pandemia da un lato hanno fatto emergere le grandi potenzialità della scuola (con studenti che chiedono di tornarvi e starvi), ma anche le sue criticità: i cambiamenti e le emergenze spesso funzionano da detonatori di problemi che nella quotidianità rimangono sospesi e silenziosi, ma che nell’emergenza si manifestano e consentono di porsi domande nuove o trovare differenti risposte a quesiti vecchi.
Grande dunque dev’essere l’attenzione del mondo psicologico e educativo sui contesti di crescita e, nel suo piccolo, la nostra rivista, anche con questo numero, si propone di fornire spunti di riflessione e proposte d’intervento.
Due articoli in particolare (quello di Cacciamani e Cesareni e quello di Bortolotti e Sansone) affrontano proprio il tema tanto dibattuto in questi mesi della didattica a distanza mettendo in evidenza opportunità e criticità della stessa. In tema sempre di scuola il lavoro di Pfeiffer e Prado sottolinea l’importanza di percorsi scolastici attenti a favorire non solo l’apprendimento nella dimensione cognitiva ma anche l’apprendimento socio-emotivo, volto a tutelare il benessere dei giovani. Quest’aspetto di promozione del benessere scolastico deve aprirsi e comprendere anche competenze e contenuti più ampi di quelli più strettamente didattici quali l’educazione civica e il suo insegnamento, come presentato nel lavoro di Broli.
Nel presente numero vi sono poi tre lavori che mettono al centro i genitori e il loro ruolo educativo e di supporto sia in ambito scolastico (Saccà, Cattalini e Cavallini; Desiderio, Buonomo e Geraci) che, in termini più generali, sull’importanza della strutturazione di relazioni funzionali sin dai primi mesi di vita dei loro figli (Moioli, Gazzotti, Caiati, Silvano e Ierardi).
Come sempre, vengono anche presentate esperienze già realizzate, che possono essere riproposte, e in questo numero troviamo un intervento di mentoring con la presentazione
di un programma specifico, il Mentor_up (Tomelleri, Marino, Seminara, Bergamin, Bonichini e Santinello) e un’indagine volta a comprendere meglio la pratica del volontariato in percorsi di educazione alla pace (Serenelli).
Nel complesso momento che in modo globale stiamo attraversando speriamo e crediamo che i lavori proposti possano offrire spunti e suggestioni utili anche ad affrontare questo particolare e difficile periodo, contribuendo alla diffusione di una cultura dell’educazione che sappiamo essere influenzata dal contesto e dagli eventi, ma che, a sua volta, modella gli stessi in una circolarità mutuale che, se colta, consente di capire meglio quanto oggi sta accadendo nei contesti educativi