RIVISTA N. 1 2019
Il cambiamento della scuola. Migliorare i processi per potenziare i risultati
Sara Mori e Antonella Turchi
Il presente contributo si configura come una rassegna dei principali riferimenti normativi e teorici riguardo il cambiamento dell’organizzazione scolastica negli ultimi dieci anni. L’obiettivo è stimolare nel lettore una riflessione critica su come il miglioramento della scuola passi attraverso una modifica dei modi di pensare e di agire dei soggetti che fanno parte dell’istituzione. L’articolo è organizzato in due parti: la prima di carattere normativo, la seconda di taglio teorico ed esperienziale. Il lavoro intende essere un ausilio per dirigenti, docenti e psicologi scolastici esplicitando i processi implicati nel cambiamento dell’organizzazione scolastica per incentivarne la promozione nei diversi contesti.
La scuola d’oggi, un modello da cambiare
Paola Nencioni
La rassegna esaminata e la riflessione dell’autore descrivono la situazione della scuola italiana e la necessità di modificare il modello didattico proposto, a partire da elementi d’innovazione che coinvolgano la scuola nella sua interezza.
Le parole del miglioramento. Come le scuole descrivono il cambiamento
Felice Dell’Orletta, Serena Greco, Simonetta Montemagni,
Elettra Morini, Francesca Rossi, Maria Teresa Sagri e Giulia Venturi
Il presente contributo intende illustrare i risultati di una ricerca condotta con l’uso di strumenti di trattamento automatico del linguaggio (Natural Language Processing: nlp) su quanto dichiarato dalle scuole in circa 2500 Piani di Miglioramento (modello indire) con l’obiettivo di comprendere le scelte strategiche in un’ottica di miglioramento continuo. Il disegno d’analisi permette di restituire sia una visione complessiva dei Piani di Miglioramento che approfondimenti qualitativi di confronto tra tipologie di scuola e aree geografiche e relativi a tematiche strategiche quali formazione e innovazione.
L’innovazione e le competenze trasversali. Un breve percorso attraverso alcuni framework internazionali
Francesca Storai
L’articolo intende affrontare il tema dell’innovazione attraverso le competenze come volano per la trasformazione e il rinnovamento della scuola. L’obiettivo è quello di fornire una breve rassegna sul percorso delle competenze a partire dalle indicazioni dell’Unione Europea fino alla descrizione di tre framework internazionali che pongono in evidenza la necessità di valorizzare le competenze chiave per l’apprendimento permanente.
Intelligenza entitaria o incrementale. Che cosa pensano gli insegnanti?
Maria Pia De Sandro e Lucia Bigozzi
Il presente contributo di ricerca si è occupato d’indagare le teorie implicite dell’intelligenza in 610 (57 maschi e 523 femmine) insegnanti italiani appartenenti ai diversi ordini di scuola, da quella dell’infanzia alla secondaria di secondo grado, tramite la somministrazione di un questionario autovalutativo. Nel farlo ha anche esaminato se caratteristiche demografiche e di status come il genere, l’età, il titolo di studio (diploma o laurea), gli anni d’esperienza professionale, la posizione lavorativa (a contratto determinato o indeterminato) e la materia insegnata (socio-umanistica o scientifica) determinino differenze nella rappresentazione dell’intelligenza. Le analisi sono state condotte con il test di Kruskal-Wallis e i risultati dimostrano che la maggior parte degli insegnanti (367) possiede una teoria incrementale dell’intelligenza e che gli insegnanti precari concepiscono l’intelligenza come più incrementale rispetto ai docenti di ruolo (p < .05).
Effetti negativi della rumorosità in classe sugli apprendimenti
Federica Stefanelli e Lucia Bigozzi
L’obiettivo del presente lavoro è quello di mettere in evidenza quali sono gli effetti negativi che l’esposizione alla rumorosità ha sugli apprendimenti. Esso propone un’analisi della letteratura riguardante le conseguenze che l’esposizione ripetuta a una cattiva acustica a scuola provoca sulle abilità di lettura, scrittura, comprensione ed elaborazione delle informazioni. Sono presentate ricerche che dimostrano come le compromissioni nelle performance scolastiche degli alunni siano dovute soprattutto a una cattiva percezione uditiva delle lezioni. Viene esplicitato come le immature capacità di selezione e focalizzazione attentiva siano fattori coinvolti nell’aggravarsi delle conseguenze provocate dalla rumorosità sullo sviluppo cognitivo dei bambini. I limiti delle ricerche presenti in letteratura sono discussi e sono proposti alcuni disegni di ricerca implementabili in futuro al fine di approfondire le conoscenze sull’argomento in oggetto. Conoscere le conseguenze che la cattiva acustica delle aule provoca sugli apprendimenti potrebbe essere d’interesse al fine di proporre adeguati interventi di prevenzione.
Goal setting e Self-monitoring. Training per il miglioramento delle abilità di studio
Iris Pelizzoni, Francesca Derba e Chiara Marchi
Numerosi studi in letteratura si sono occupati d’indagare i prerequisiti dello studio e definire le study skills (Anderson, 1979; Cornoldi et al., 2001; Masterman & Lee, 2005; Kartika, 2008; Richardson et al., 2010). Le strategie che risultano più efficaci riguardano training che combinano l’utilizzo di Goal setting e auto-monitoraggio (Miller & Kelley, 1994); l’utilizzo di rinforzi contingenti mostra un aumento del tempo on task. Questo elaborato ha voluto replicare alcuni studi presenti in letteratura, implementando strategie di Goal setting e Self-monitoring in soggetti con Bisogni Educativi Speciali (Bandura, & Schunk, 1981; Schunk, & Pajares, 2009). I risultati mostrano miglioramenti significativi nella gestione del tempo on task, considerato prerequisito fondamentale nella strutturazione del metodo di studio (Miller & Kelley, 1994; Bryan & Burstein, 2004) e un incremento qualitativo dell’outcome scolastico.
Interazioni funzionali con la procedura di Differential Reinforcement of Other Behavior
Luca Vascelli, Vanessa Artoni, Francesca Cavallini e Federica Berardo
Nel presente studio sono stati valutati gli effetti di una procedura di Fixed Interval Differential Reinforcement of Other Behavior e di una procedura di Variable Interval Differential Reinforcement of Other Behavior (Catania, 2013), per la riduzione del numero di produzioni verbali sotto forma di richiesta ripetute ad alta frequenza e non contestualmente rilevanti emesse dal partecipante. Le procedure di Differential Reinforcement of Other Behavior consistono nell’accesso allo stimolo con proprietà rinforzanti a seguito del trascorrere di un intervallo di tempo durante il quale una risposta specifica non ha luogo; questo intervallo può avere una durata fissa o variabile, ma l’obiettivo è in ogni caso la riduzione della futura frequenza di emissione del comportamento target. Lo studio ha coinvolto un ragazzo di quattordici anni che presentava una disabilità intellettiva con prevalente compromissione del linguaggio espressivo, disprassia orale e generalizzata, anomalie oculomotorie e convulsioni febbrili plus. I risultati indicano una diminuzione della media del numero di produzioni verbali presentate con forma interrogativa da parte dello studente durante le fasi d’introduzione delle variabili indipendenti rispetto alle condizioni di baseline. Sembrerebbe quindi che il partecipante abbia appreso a interagire con i pari e con gli adulti in modo più funzionale.