Rivista N. 1 2016
IL CONTRIBUTO DELLA RICERCA
Sostenibilità dei programmi di promozione del benessere e della salute mentale a scuola: il punto di vista dei docenti. Uno studio australiano
Helen Askell-Williams
Molti programmi di intervento svolti a scuola per promuovere il benessere e la salute mentale degli studenti vengono progettati e implementati fedelmente rispetto agli obiettivi del programma stesso e valutati al fine di osservarne i miglioramenti sugli studenti che hanno partecipato all’iniziativa. Esistono, tuttavia, alcuni rapporti nazionali ed internazionali che descrivono i limiti della sostenibilità di questi programmi se non supportati da risorse che ne consentano la stabilizzazione, quando l’entusiasmo le risorse iniziali si esauriscono.
L’obiettivo di questo studio è di innalzare la consapevolezza e la comprensione circa l’efficacia delle iniziative educative condotte, in particolare, all’interno di contesti scolastici affinché queste possano essere mantenute nel tempo.
Per il presente studio sono stati intervistati 17 docenti allo scopo di indagare la sostenibilità dei programmi per la promozione del benessere attuati nelle loro scuole. Sono stati individuati quattro principali aspetti critici: il limite dovuto al fare affidamento ad un campione locale[1]; il supporto necessario da parte della scuola e delle figure istituzionali locali; la formazione professionale continuativa per il personale scolastico (sia per i docenti da tempo in ruolo sia per i neoassunti e/o i supplenti); la valutazione in itinere, a possibilità di adattare e il rinnovare il programma.
Qualità della relazione insegnante-bambino e competenza socio-emotiva in un gruppo di bambini di età prescolare:
due scuole a confronto
Stefania Sette, Tania Di Giuseppe, Emma Baumgartner, Erika De Crescenzo
La qualità della relazione con l’insegnante e le competenze socio-emotive dei bambini sembrano avere un ruolo importante nel successo nelle relazioni con i pari sin dall’età prescolare. Questo sembra particolarmente evidente nei contesti educativi che attribuiscono un ruolo di primaria importanza alla relazione tra il bambino e l’insegnante. A tal proposito, l’obiettivo del presente studio è stato quello di analizzare la qualità della relazione tra l’insegnante e il bambino e le competenze socio-emotive dei bambini in due scuole con un differente approccio educativo: il metodo montessoriano e il metodo tradizionale. Hanno preso parte allo studio 79 bambini italiani (3 di una scuola con impostazione montessoriana e 44 di una scuola con impostazione tradizionale) di età compresa tra i 36 e i 77 mesi (M = 62.46 mesi, DS = 10.31 mesi). I risultati evidenziano come nella scuola con una impostazione montessoriana le insegnanti percepiscano la loro relazione con i bambini come più sicura e vicina. Inoltre, in questo stesso contesto i bambini più ansiosi e ritirati sembrano avere una relazione più conflittuale con le insegnanti. Nella scuola tradizionale le insegnanti dovrebbero quindi essere consapevoli che relazioni sicure e vicine con i bambini possono favorire comportamenti socialmente competenti tra pari. Al contrario, nella scuola montessoriana le insegnanti dovrebbero instaurare relazione più sicure con i bambini ansiosi e ritirati.
L’interculturalismo a scuola: le credenze di insegnanti di scuola dell’infanzia e primaria
Ylenia Passiatore, Sabine Pirchio, Traute Taeschner
Lo studio analizza le credenze di 33 insegnanti (età media= 46 aa.) si scuola dell’infanzia e primaria sull’interculturalismo a scuola attraverso la somministrazione di un’intervista semi-strutturata. Questa è stata analizzata attraverso il metodo IPA (Interpretative Phenomenological Analysis) associato al conteggio delle clausole linguistiche di ogni tema individuato. I risultati fanno emergere un atteggiamento piuttosto positivo degli insegnanti verso l’interculturalismo a scuola e dei suoi benefici per loro stesse e per gli allievi, accompagnato però dalla percezione di notevoli difficoltà nella gestione delle relazioni interpersonali, soprattutto con i genitori immigrati, e nell’apprendimento degli studenti stranieri a scuola e a casa. I risultati offrono spunti interessanti per la strutturazione di percorsi formativi per le insegnanti con lo scopo di accogliere le loro esigenze e promuovere interventi capaci di rispondere alle difficoltà reali incontrate a scuola.
La disposizione dei banchi: effetti e rapporto con le attività in classe
Veronica Jotta, Francesco Sulla, Dolores Rollo
La disposizione dei banchi è una variabile strutturale dell’ambiente classe che può aiutare a prevenire i comportamenti di disturbo che influiscono sull’attenzione degli studenti e tolgono tempo alla didattica. Uno studio osservativo condotto, in Italia, su 9 classi di scuola primaria e cinque classi di scuola secondaria di I grado, aveva l’obiettivo di valutare quale o quali tipi di disposizione dei banchi potessero favorire il tempo trascorso sul compito da parte degli studenti. Mentre alla primaria è la disposizione a ferro di cavallo che sembra favorire l’emissione di comportamenti orientati al compito, alla secondaria, è quella in banchi sparsi; la prima, inoltre, è risultata essere particolarmente utile durante la spiegazione di un argomento nuovo, il ripasso e lo svolgimento di compiti individuali.
Le metafore degli insegnanti: guide, equilibristi, giardinieri e altro ancora
Silvia Di Ricco, Carlo Cecci, Enrica Ciucci
Il contributo intende esplorare, attraverso l’uso di metafore, l’identità professionale di 63 insegnanti di scuola primaria e di scuola secondaria di primo gradoe le emozioni associate al modo in cui essi vivono la propria attività lavorativa. Tra le metafore più utilizzate quella di guida per i propri alunni e di giardiniere: entrambe le metafore riconoscono la responsabilità dell’adulto “nell’etica della cura” e la centralità dell’alunno da rispettare nelle sue caratteristiche e potenzialità; le emozioni prevalenti sono quelle dell’entusiasmo, dello stupore e della curiosità. Altre metafore, quale quella dell’“equilibrista”, evidenziano maggiormente ansie, paure e difficoltà della professione. Complessivamente le metafore rendono conto della scuola come arena emotiva.
Lo psicologo scolastico tra norme e aspettative
Giammaria Carriere, Maria Beatrice Ligorio
In questo articolo, dopo aver ripercorso alcune tappe storiche, si confrontano gli assetti legislativi e formativi negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei a fondamento della figura dello psicologo scolastico. Successivamente si analizza il contesto italiano, approfondendo due situazioni regionali (Abruzzo e Puglia) che hanno predisposto alcune normative specifiche. L’obiettivo è quello di dimostrare che a fronte di una crescenza esigenza nel contesto scolastico, nel nostro Paese vi è una grave lacuna nella definizione e formazione di questa figura professionale. Come fonti informative sono state utilizzate norme giuridiche e disegni di legge, alcuni siti web e ricerche relative al ruolo dello psicologo scolastico.
L’articolo si conclude auspicando la definizione di un percorso formativo adeguato e riportando alcune riflessioni critiche.